- Un Autobianchi A112 prima serie... radiografata ! -

Anche se è un evento piuttosto raro, capita talvolta di imbattersi in esemplari di qualsivoglia autovettura costruita in passato che, nonostante il notevole lasso di tempo trascorso dalla sua fabbricazione e dal successivo inizio della sua carriera operativa, per una serie di singolari circostanze, essa si presenti assolutamente intonsa ed in condizioni splendide, magari perchè ha percorso un limitatissimo numero di Kilometri, o perchè è stata mantenuta con eccezionale cura dal suo proprietario.

Un esempio tipico del verificarsi di tale evento è rappresentato dall' autovettura raffigurata nelle immagini effigiate in questo articolo, poichè si tratta di uno splendido esemplare di Autobianchi A112, costruita nell' ormai lontano 1970, assolutamente originale in tutto e mai restaurata, perdipiù appartenente alla primissima serie prodotta, ossia quella caratterizzata dalla particolarità costruttiva del freno di stazionamento che agisce sulle ruote anteriori.

Si tratta appunto di ina vettura originalissima in tutto, con pochissimi km di percorrenza all' attivo, un tempo di proprietà del custode di un convento, che la utilizzava per accompagnare le suore che ivi risiedevano.

La vetturetta si presenta nel classico colore bianco, mentre la sua selleria è rivestita di skai (la famosa finta-pelle utilizzatissima per rivestire gli interni di una moltitudine di autovetture costruite negli anni 70...) di colore nero.

Il pavimento dell' abitacolo non è rivestito in moquette, bensì in gomma, altra caratteristica questa tipica di molte Autobianchi A112 appartenenti alle prime serie prodotte.

Apprezzabile e caratteristica poi la presenza di un tipico accessorio dell' epoca, vale a dire quella di una sorta di autoradio integrata, dotata alla sua sinistra della classica barra di segnalazione rossa scorrevole sul quadro recante l' indicazione delle stazioni radio, nonchè di due grosse manopole, una da utilizzare per la ricerca delle stesse, e una da utilizzare per la regolazione del volume., e alla sua destra di un singolo autoparlante, dissimulato da un rivestimento in plastica nera traforata.

Apprezzabile anche la presenza dei tappetini protettivi originali, i tipici Valentini in gomma, ovviamente tinti nel classico rosso mattone, e contraddistinti dalla presenza delle coste di colore nero.

I cerchioni montati sull' autovettura sono invece quelli made in Fiat, ossia analoghi a quelli utilizzati su vetture quali la Fiat 127 e Fiat 128.

Per dovere di cronaca va detto che i primissimi esemplari prodotti della Autobianchi A 112 erano equipaggiati con gli stessi cerchioni utilizzati sulla Autobianchi Primula, dunque di foggia diversa, e caratterizzati dalla presenza di una coppetta cromata (soluzione estetica tipica dell' epoca...) di dimensioni molto più ridotte, di foggia leggermente conica.

La calandra è completamente originale, e presenta le classiche tre barre longitudinali, che dipartono dallo stemma centrale, il classico triangolo barrato inscritto in un campo circolare, da sempre peculiarità del marchio della piccola casa automobilistica di Desio.

I gruppi ottici anteriori sono ovviamente quelli tipici della prima versione prodotta della Autobianchi A112, e quelli anteriori si presentano di forma circolare e di dimensioni generose, nochè guarniti dalla classica coroncina cromata (con l' avanzare della produzione, a partire dalla metà degli anni 70, la stessa venne verniciata in nero opaco, e analoga sorte toccò ai paraurti anteriori e posteriori, nonchè ad altri particolari secondari...).

Le luci di posizione anteriori invece, di dimensioni molto minori, sono di foggia rettangolare, e di colore bianco (sempre a parire dalla metà degli anni 70 esse divennero invece arancioni, e ciò in ossequio all' applicazione di una norma del nuovo codice della strada varato proprio all' epoca...).

Le lucciole laterali sono anch' esse originali, si presentano di foggia di dardo, sono di colore arancione, e sono posizionate in prossimità della fanaleria anteriore (con l' evolversi della produzione esse furono successivamente collocate posteriormente al passaruota anteriore, e divennero di foggia quadrangolare...).

I gruppi ottici posteriori si presentano di dimensioni modeste, molto semplici strutturalmente, di foggia quadrangolare, a loro volta divisi in due elementi di foggia rettangolare.

Quello in alto, di colore rosso, ospita le luci di posizione e quelle di stop, mentre sulla plastica è incastrato anche il cata-rinfrangente, mentre quello in basso, di colore arancione, invece ospita le luci delle frecce direzionali.

Come del resto accadde successivamente sulla maggioramza della produzione automobilistica, italiana e non, la forma dei gruppi ottici posteriori (a differenza di quanto accadde per quelli anteriori, che rimasero sostanzialmente invariati durante tutto il corso della lunga carriera operativa della vettura che equipaggiavano...), mutò più volte, in quanto nel corso del tempo fecero la loro comparsa le luci di retromarcia, e le dimesioni degli stessi aumentarono sino a quasi il doppio della dimensione originale.

Naturalmente originali sono anche iI paraurti anteriori e posteriori, di limitate dimensioni, e corredati della sottile striscia antiurto in gomma (con l' evolversi della successiva produzione la loro foggia cambiò e le loro dimensioni aumentarono progressivamente...).

Il cielino (anche questa è una caratteristica tipica di una moltitudine di vetture prodotte nel corso degli anni 70...) è realizzato in materiale plastico di colore bianco, utilizzato anche per rivestire le alette parasole.

Il suddetto cielino è costruito utilizzando la tecnica degli archi trapuntati (con l' evolversi della produzione successivamente venne invece utilizzata la meno raffinata e più utilitaria soluzione costruttiva del tettuccio in cartone pressato, opportunamente sagomato e rivestito in vellutino...).

Indiscutibilmente molto "anni 70" anche l' impostazione costruttiva della strumentazione, caratterizzata su questa versione iniziale della brillante vetturetta dalla presenza di due grossi elementi circolari, il primo recante il takimetro, ed il secondo recante spie ed indicatori del livello serbatoio carburante e temperatura acqua radiatore, il tutto racchiuso in una palpebra di foggia ellittica, di dimensioni non eccessive, e rivestita come il resto della razionale plancia di materiale plastico di colore nero.

Il cruscotto della Autobianchi A112 descritta in questo articolo adotta anche una tipica soluzione stilistica, molto diffusa sulla stragrande maggioranza delle vetture prodotte durante tutto il decennio degli anni 60, ossia presenta una fascia in lamiera verniciata nello stesso colore della carrozzeria, che attraversa tutta la plancia, e che reca sulla destra in rilievo la presenza della scritta identificativa del modello.

Centralmente poi, tra i due strumenti principali, si rileva la presenza del segnalatore degli indicatori di direzione inseriti (il cosiddetto "beep beep" ...), ovviamente a forma di freccia, ed anche questa è una caratteristica che si riscontra su di una moltitudine di auto prodotte all' epoca, italiane e non.

Non mancano poi sulla sinistra del cruscotto i classici e rumorosi "interruttori a bilanciere" (l' autore di questi articoli, che ovviamente senza pretesa alcuna ha voluto rendere un suo personale omaggio alla simpatica vetturetta cittadina prodotta ai tempi dalla casa automobilistica di Desio, sfida qualsiasi cinquantenne di oggi a dimenticare il tipico "click-clack",  che si udiva ogni qualvolta questi interruttori venivano azionati su una qualsiasi delle vetture, italiane e non, prodotte all' epoca...).

Altra caratteristica di una moltitudine delle vetture prodotta all' epoca è la presenza del bottone in gomma della pompetta lavavetri (schiacciando il quale se ne provocaca il funzionamento...), che poteva trovarsi un pò ovunque sparso nell' abitacolo, ma assai più frequentemente a portata di mano sul cruscotto o nelle immediate vicinanze della pedaliera.

Sull' esemplare oggetto di questo articolo rileviamo la presenza di tale dispositivo alla sinistra della strumentazione, tra i due interruttori, dunque facilmente raggiungibile dal guidatore.

I comandi della climatizzazione sono inbvece situati in basso, al centro della plancia, e anch' essi presentano la foggia tipica dei comandi utilizzati per lo stesso scopo su altre auto prodotte in quel periodo, vale a dire quella del comando a cursore (solo una decina di anni pù tardi si diffonderà l' uso dei più elaborati comandi a manopola...).

Sull' esemplare oggetto di questo articolo il volante, di piccole dimensioni, molto elegante, dotato di due razze traforate di colore argenteo e di una coroncina esterna in finto legno, sembra prelevato pari pari da una qualsiasi delle "dream car" che affollavano i saloni dell' automobile verso la fine degli anni 60.

Tra l' altro l' esemplare di Autobianchi A112 di cui si disquisisce in questo articolo, data la potenza erogata dal suo propulsore (una delle infinite varianti del motore Fiat tipo 100...), presenta una particolarità.

Si tratta cioè di una delle poche Autobianchi A112 utilizzata come base di sperimentazione, poichè, mediante modifiche apportate dalla casamadre alla testata e ai condotti di aspirazione del motore che la equipaggia, esso è risultato in grado di sviluppare oltre 50 CV.

Curiosamente, poichè all' epoca non venne concessa l' omologazione relativa a tale valore, sui documenti di circolazione è indicata una potenza di soli 44 CV, dunque molto inferiore a quella sviluppata realmente dal propulsore.

Accuratamente testata, la vetturetta in questione, favorita anche dai rapporti del cambio, assai corti, ha dimostrato di essere addirittura in grado di rivaleggiare quanto a doti di ripresa e accelerazione con la versione Abarth 58 CV prodotta successivamente.

Slide-Show

Cliccate sulle immagini, esse diverranno visibili nella loro dimensione originale...

Autobianchi  A112  base,

anno 1970, diverse viste

Autobianchi  A112  base,

anno 1970, viste motore

Autobianchi  A112  base,  anno

1970, vari dettagli degli esterni

Autobianchi  A112  base,  anno

1970, vari dettagli degli interni